
Ma tu o Dio dove ti nascondi?
Nelle ferite del cuore.
Ognuno di noi si porta, dentro, le sue ferite, ricevute durante tutta la sua esistenza. Riguarda tutti.
Alcuni in misura più significativa e dolorosa di altri, questa è la storia degli uomini.
Queste ferite, se non sono guarite, ci provocano profonde sofferenze nella vita, nella relazione con noi stessi e con gli altri.
Altre, più lievi, guariscono quasi sempre nelle esperienze d’amore che incontriamo nell’esistenza.
Altre ancora, si manifestano nelle relazioni di tutti i giorni. Ovunque.
Ma in particolare nell’esperienza della FEDE, nella Chiesa, nelle religioni in generale, lì dove ci sembra, consapevolmente più o meno, che qualcuno ci possa dare sicurezza ai vuoti che abbiamo accumulato nei nostri giorni.
Quanti sacerdoti avrebbero dovuto aiutare le persone inviandole dai terapeuti, continuando ad accompagnarle, ad accoglierle, con l’accompagnamento spirituale e amorevole ma invitandole con forza a rivolgersi ai professionisti, a medici.
Quante persone conosco che vivendo nell’esperienza di fede si sono ingabbiate, chiuse, hanno aumentato le loro paure, fobie, temono invasori di ogni tipo, dall’uomo di colore a quello del nord, del sud, a quello nel condominio.
Aspettano l’apocalisse, la fine del mondo che è sempre in arrivo, spostata di settimana in settimana.
Leggono le vicende del mondo, solo per ultimo il Covid, come le punizioni di un uomo con la barba bianca sopra le nuvole, che con la bacchetta magica punisce chi fa il cattivo.
Sono i disperati di ogni occasione, i senza speranza, quelli che si puniscono, si flagellano, perché sono peccatori, indegni, che considerano la gioia, il sorriso come segni del male ( dal Nome della Rosa non è cambiato niente).
Quelli che aiutano gli ultimi perché senza gli ultimi non avrebbero un ruolo, una posizione sociale, una referenza nella loro piccola comunità di riferimento e che pensano sia il centro del mondo.
Tutti quelli, preti compresi, che hanno acceso il faro su di loro, chiedono al popolo di guardare il loro dito, e si sono dimenticati della luna. Di Dio.
Quelli che criticano ferocemente o furbamente il Papa, quelli che con disinvoltura lo indicano come satana e quelle che il Papa va bene però …. io farei in un altro modo.
Quelli che con i movimenti politici ci spiegano che Dio ha scelto loro per essere rappresentati in parlamento, se non voti loro, non hai fede. Una inquisizione rivisitata, pericolosa per menti psicologicamente provate.
La fede, per la mia esperienza, libera. Perché l’incontro con Dio libera.
Una liberazione che dura tutta la vita, si vede da come attraversi i tuoi turbamenti, con tutta la fatica possibile, non ti è risparmiato niente, ma esci con più gioia, assapori sempre una paternità, non ti sento solo. Riparti e quando vedi chi si è fermato, gli dai la mano senza che te lo chiede.
Sai che la diversità è una occasione per crescere, per approfondire, per non aver paura. Per riconoscerci che siamo tutti figli, fratelli.
Dio libera, il cuore, lo sguardo, le parole di ognuno e non solo di quelli che mi stanno simpatici.