Ma esattamente quando dici: \”Io voglio la felicità di mio figlio\”, che intendi per felicità ?
Capita spesso, nella narrazione pubblica, ed in quella fra di noi, di usare e abusare della parola felicità. E temo che si sia smarrito il vero senso di ciò che indica la felicità, parola antichissima, con la quale i filosofi dell\’antichità si confrontavano assiduamente.
Perdere il significato profondo ed etimologico di una parola ci fa smarrire, ci porta in confusione, e, ancora peggio, ci fa perdere la possibilità di raccontare ciò che abbiamo dentro, tutte le sfumature di quello che sentiamo, con la possibilità di reprimere o far uscire violentemente ciò di cui non abbiamo le parole.
Ilaria Gaspari, giovane filosofa, con il suo libro Lezioni sulla felicità, ci viene incontro e con un linguaggio molto divulgativo, rimette al suo posto il termine felicità.
La felicità è quello stato d\’animo che ti rende \”fertile\”, capace di \”generare\”, infatti i momenti in cui siamo più felici sono i momenti in cui abbiamo più idee, travolgiamo di entusiasmo le persone care, chiunque incontriamo.
I Greci usavano il termine Eudomonia, la felicità è lo scopo che dobbiamo perseguire nella vita. Un percorso attraverso il quale ti costruisci una vita che assomiglia a chi sei veramente tu.
Questo percorso verso la felicità, è bene rimarcarlo con forza, passa però attraverso ostacoli, sofferenze, crisi. Dobbiamo quindi apprendere l\’arte di attraversarli, elaborarli e trarne una lezione.
La felicità intesa come assenza di qualsiasi problema, come un happy hours permanente o come la cartolina della spiaggia esotica, la palma, la sdraia e il cocktail semplicemente non esiste.
Avere in testa questa idea della felicità è molto pericoloso rischia di farci trovare totalmente spiazzati nella vita.
Alcuni interiorizzano una visione immobile della vita, queste persone temono qualsiasi cambiamento, dimenticando che non siamo piante ma esseri umani, i cambiamenti sono inevitabili per la nostra natura.
Altri, di fronte a qualsiasi ostacolo, si scoraggiano, si abbattono, l\’ansia e l\’angoscia sovrastano la possibilità di una vita normale.
Senza negare che ci sono momenti in cui la sofferenza nella vita può diventare insopportabile ed è quindi nostra responsabilità farci aiutare con competenza. Ciò che però osservo sempre più spesso nel mio lavoro sono persone che pensano che la felicità sia l\’assenza di qualsiasi problema, anzi, che i problemi, non dovrebbero proprio appartenere alla vita, a quella di tutti i giorni.
Ma in quale scuola si impara ad essere felici ? Qual è il corso di laurea ? il Master ? Domande sbagliate. Della felicità si fa esperienza con i propri sensi, in particolare con la vista. Ciò che vediamo crescendo ci segna, ci lascia delle tracce profonde.
- Se quindi corriamo in soccorso del nostro pargolo per qualsiasi maestra o professore;
- Per qualsiasi parola o \”spinta\” di troppo in classe, oppure nella scuola calcio, a danza, a scuola di inglese e al corso di chitarra;
- Se sulla spiaggia interveniamo durante la partita di calcio per ogni litigio;
- Se troviamo sempre una giustificazione per qualsiasi suo sbaglio;
- Se è mio figlio: \” e nessuno si deve permettere !\”
- Se pensiamo che un suo fallimento sia un disastro, qualcosa che ci rovina l\’orgoglio.
Se capita tutto questo, noi a cosa stiamo educando ? Quale sarà il risultato di questa impressionante onnipresenza ? Come farà domani ad affrontare le difficoltà, le crisi?
Come farà a compiere il suo percorso verso la felicità?