La maggior parte di noi è cresciuta così.

La maggior parte di noi è cresciuta così.
Giocando a pallone in un parco, i più fortunati, sul cemento, la maggior parte, con ragazzi che conoscevamo direttamente prima delle interminabili partite.
In quello stare insieme, in modo così confusionario e così spontaneo, ognuno di noi da bambino è diventato ragazzo e poi uomo.
In quello stare insieme ognuno di noi si è misurato e si è rialzato quando cadeva senza la presenza della croce rossa ai bordi a vigilare.
In quello stare insieme abbiamo preso qualche schiaffo, capito chi sono gli amici veri, l’amarezza di un tradimento, la bellezza e la gioia di vincere e divertirsi.
Abbiamo imparato a stare insieme. A capire che non si vive uno senza l’altro, anche se certi giorni è terribilmente faticoso.
Sono tanti i ragazzi smarriti in questo momento, privi di senso, di prospettiva, ogni giorno nel mio lavoro ne incontro diversi.
Tra le cause, forse la maggiore, è proprio l’assenza negli anni di aver giocato, litigato, abbracciato, sorriso insieme ai propri compagni.
Senza gli altri, i ragazzi non si conoscono profondamente perché non si sperimentano, non vanno fino in fondo e tradiscono la loro gioventù, il desiderio radicale di approfondire ciò che si vive.
Fate stare i bambini con i bambini e i ragazzi con i ragazzi, senza schermi, almeno ogni tanto.
Vedrete cambiamenti inimmaginabili.

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