I giovani non sono un problema, sono una risorsa

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Tre anni fa il delitto di Emanuele Morganti ad Alatri, ieri a Colleferro ha perso la vita un giovane palianese. Delitti simili soprattutto per l\’uso della violenza tra i giovani. E i fatti di cronaca lo dimostrano. Cosa sta succedendo ai ragazzi?
Faccio molta fatica a generalizzare, soprattutto quando siamo di fronte ad eventi di questa portata e drammaticità.
Ciò che pretende di uscire e manifestarsi, da quasi tutti noi, è la rabbia e la frustrazione per quanto accaduto.
Sono, queste, emozioni importanti che vanno condivise solo e soltanto se richiamano la coscienza collettiva all’indignazione spronando comportamenti e risposte che vanno nella direzione contraria di quanto accaduto.
Altrimenti rabbia e violenza, anche se in parte giustificate, non fanno altro che alimentare il circolo vizioso e perverso già presente in molti social.
La condizione giovanile è sempre più spesso rappresentata come un arcipelago, frammentata di modelli da seguire, pochissima vita comunitaria del “gruppo di amici”, incapacità di essere stati educati al dissenso e alla complessità della realtà.
Tutto sembra essere stato polarizzato! Esiste solo ciò che è buono oppure il suo contrario: il male. Ci convinciamo quindi che è una questione di scelta se stare da una parte o dall’altra, anche se per alcuni giovani sembra aver scelto il destino per loro.
L’appartenenza ad una particolare famiglia, nascere in un determinato contesto geografico, subire profonde ingiustizie nell’infanzia sembrano essere strade diritte verso l’inferno ad una vita dannata in cui dimostrare a suon di “mazzate” che si “esiste”.
Ma quando entra in gioco invece l’educazione, un adulto oppure un altro giovane che “aggancia” una relazione di complicità con chi ha il destino segnato, allora tutto può cambiare.
Perché educare significa mettere in evidenza qualcosa di “bello” e di “buono” che ognuno di noi possiede, anche se assopito, nascosto, dimenticato, anche se brucia di ferite.
Investire in educazione significa investire in qualcosa che non può essere rendicontato in un bilancio comunale. Significa, avere negli anni, dei punti di riferimenti, un approdo “sicuro” e “stabile” per tanti bambini e ragazzi che per tantissime ragioni sono abbandonati dalle famiglie, dal calore, dall’amore, da chi gli può indicare una via diversa perché ognuno possa realizzare se stesso. Possa affermare il suo talento nella realtà.
Educatori che possiedano più che competenze tecniche, parole e segni per insegnare la Speranza nella realtà, luce all’imbrunire.
Perché i giovani, sempre più spesso, perdono il controllo delle proprie azioni, commettendo reati gravi e, come nel caso di Colleferro, delitti efferati? 
Oggi tutta la comunicazione politica e sociale si muove sulle polarizzazioni delle nostre pulsioni.  Le pulsioni, ci ha insegnato Froid,  sono il «processo dinamico consistente in una spinta che fa tendere l\’organismo verso una meta.
Tutto o è bianco o è nero. La realtà ci è raccontata in questo modo. Si nega quindi la complessità, il punta di vista differente, il dissenso, strumenti indispensabili per approfondire e comprendere degli altri e di noi stessi.
Si è diffuso nel talk televisivo ed in qualsiasi altra arena pubblica l’insulto aggressivo per l’avversario.
Siamo quindi in una fase di regressione del sentimento verso una comune la pulsione : “Vita mia, morte tua”, “attaccare per farsi notare, per esistere”.

 La comunicazione, senza alcun approfondimento, viene fatta scorrere dal nostro dito sullo smartphone. Tutto è emozionale, ciò che viviamo ci attraversa come una scossa elettrica, forte in alcune situazioni, poi però con i giorni che passano scema, si disperde.

Le emozioni difficilmente ci inducono a cambiare, a mettere energia nella fatica del cambiamento.
Infine ci sono i sentimenti, i più importanti. Sono il modo in cui ci “sentiamo”, interpretiamo la realtà che affrontiamo.  I sentimenti dipendono dalla qualità delle nostre relazioni, da i film, i libri, l’elaborazione delle esperienze che viviamo.
Si può non cedere alla rabbia, alle ferite, si può dimostrare la nostra forza, la nostra esistenza senza cedere alla violenza se, da qualche parte, abbiamo avuto modo di vedere che questo è già stato possibile da altri, per esempio le grandi narrazioni della storia.
Ogni famiglia del Cassinate dovrebbe raccontare ai propri figli le rovine della guerra vissute dai nostri nonni, le loro paure, le loro angosce ma anche come loro sono riusciti a ritrovarsi, in così tante nazioni e culture diverse, nel difficilissimo compito di vivere la pace e quindi prosperare.
I sentimenti dipendono solo dalla produzione culturale che la civitas, oppure se sei fortunato la tua famiglia, è in grado di offrire.
Si può dire che la società è responsabile? Cosa non funziona nei processi educativi, dalla famiglia alla scuola? C\’è una differenza di comportamenti dalle città metropolitane alle province?
Siamo tutti responsabili, in particolare chi ha incarichi politici, gli uomini di chiesa, i responsabili di tutte le associazioni, gli istruttori sportivi delle classi giovanili, chi ha scelto per vocazione la professione di docente, le famiglie, quando utilizziamo, per le attività educative, tutti i criteri prestazionali che ormai utilizziamo per la nostra esistenza.
Bisogna investire in decine di educatori; io personalmente investirei in educatori permanenti negli assessorati competenti.
Tutte le professioni del socio sanitario sono evidentemente importanti, ma un grande sforzo va fatto per l’attività educativa, per quello spazio, oggi quasi vuoto, dove il “fare insieme” a loro indica le qualità sulle quali appoggiarsi, come valorizzarle, come allenarle.
Adulti che possano accompagnare giornalmente, come punti di riferimento, bambini fino a diventare giovani adulti.
Aiutarli a districarsi nella complessità della realtà, a volte solo esserci, per una parola, per un abbraccio, per un sorriso.
Una presenza fissa, un ancora, nel mare agitato delle tempeste familiari.
I giovani non sono un problema ma una risorsa, urgono però educatori come presidio fermo e sicuro alle insicurezze del presente e del futuro.

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